Indice
- Che cosa sono gli Eltif
- Come funzionano gli Eltif
- Caratteristiche degli Eltif
- Dove investono gli Eltif
- Come funziona la diversificazione dei fondi Eltif
- Chi gestisce un Eltif
- Come comprare Eltif?
- Quali sono i rendimenti
- I benefici fiscali degli Eltif
- Qual è la differenza tra Eltif e PIR
- Eltif: vantaggi
- Eltif: rischi e limiti
- Domande frequenti
Sentiamo spesso parlare di investimenti in fondi a lungo termine e di iniziative promosse dall’Unione Europea per sostenere la crescita economica. Tra questi strumenti spiccano gli Eltif, che dal 2015 consentono anche agli investitori al dettaglio di investire in progetti infrastrutturali, in particolare trasporti ed energia. Inoltre, investire in Eltif dà diritto a dei benefici fiscali che vale la pena conoscere.
In questa guida esploriamo nel dettaglio come funziona un Eltif, come investire, quali sono i principali rischi e vantaggi associati a questi fondi.
Che cosa sono gli Eltif
Gli Eltif, acronimo di European Long Term Investments Funds (fondi di investimento europei a lungo termine), sono un tipo di investimento collettivo che consente agli investitori istituzionali e privati di tutta Europa di mettere i loro soldi in un fondo comune che investe poi in progetti e aziende che hanno bisogno di capitale a lungo termine.
Gli Eltif sono nati proprio per aiutare a canalizzare gli investimenti verso progetti come infrastrutture, energia rinnovabile e innovazione tecnologica, che richiedono grandi capitali e che possono avere un impatto positivo sull’economia europea. Spesso è difficile trovare questi finanziamenti perché le banche e gli investitori tradizionali possono essere riluttanti a impiegare i loro soldi per periodi molto lunghi.
Con il lancio degli Eltif si è cercato di risolvere questo problema. Gli investitori possono così diversificare il proprio portafoglio e investire in progetti a cui altrimenti sarebbe stato difficile accedere.
Introdotti dal Regolamento Europeo n.760 del 2015 (Regulation EU 2015/760), i fondi Eltif sono arrivati in Italia nel 2018 con il Decreto Legislativo 233 del 2017, per poter essere successivamente acquistabili operativamente sul mercato dal 2019.
Le istituzioni hanno rivolto particolare attenzione alla trasparenza e alla tutela dell’investitore. Infatti, già dall’introduzione dei fondi Eltif, era consentito agli investitori di investire un massimo del 10% del proprio patrimonio netto in questi strumenti. Tuttavia, i regolamenti sono leggermente cambiati con il regolamento Eltif 2.0.
Eltif 2.0
Eltif 2.0 è il Regolamento europeo del 2023 che ha modificato il Regolamento sugli Eltif del 2015 (Eltif 1.0), “allentando” i requisiti di investimento in questi fondi. Le modifiche riguardano:
- Attività ed investimenti ammissibili, tra cui la possibilità di finanziare progetti localizzati in Paesi extra-UE e l’ampliamento delle attività ammissibili, tra cui cartolarizzazioni e green bond.
- Diversificazione del portafoglio, eliminazione della soglia minima di 10 milioni per investimenti in attività reali e innalzamento della market cap a 1,5 miliardi di euro delle imprese di portafoglio ammissibili.
- Creazione di fondi di fondi e strutture Master Feeder. Per “fondi di fondi” si intendono
fondi di investimento che investono in altri fondi Eltif.
La struttura Master Feeded invece consente di aggregare capitali da più fonti e gestirli in un unico fondo principale. - Commercializzazione al dettaglio, per cui è stata eliminata la soglia minima di investimento di 10.000 euro e del limite di concentrazione del 10% del portafoglio aggregato.
- Requisiti di sostenibilità, per cui devono essere rispettati gli obblighi informativi del Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation).
- Leva finanziaria, per cui è stata innalzata dal 30% al:
- 50% per Eltif destinati ad investitori al dettaglio
- 100% per Eltif destinati ad investitori professionali
Come funzionano gli Eltif
Gli Eltif sono fondi di investimento di natura chiusa. Per fondo di natura chiusa si intende la possibilità di poter sottoscrivere quote solo nel periodo di offerta, che saranno rimborsate solo a scadenza.
Gli Eltif sono stati pensati dall’Unione Europea per promuovere investimenti in progetti e aziende che necessitano di capitale a lungo termine, in cui l’investitore retail non investirebbe autonomamente.
Gli investimenti in Eltif si effettuano tramite l’acquisto di quote del fondo, tutte di egual valore. La partecipazione al fondo di ciascun risparmiatore è calcolata in base al numero di quote possedute.
Caratteristiche degli Eltif
Le caratteristiche dei fondi Eltif evidenziano come questo sia un investimento abbastanza rischioso. Per questo motivo l’investitore deve essere informato della rischiosità di questi strumenti al momento della sottoscrizione, come imposto dalla Direttiva MIFID II. A tal fine sono stati introdotti dei limiti per assicurare la tutela del risparmiatore. Questi limiti riguardano:
- Diversificazione del portafoglio: i fondi Eltif possono investire fino al 10% del loro portafoglio totale in una singola azienda, così da evitare il rischio di concentrazione.
- Limiti di investimento per investitori retail: come già accennato in precedenza, non è consentito agli investitori retail effettuare investimenti inferiori ai 10.000 euro e investimenti in Eltif superiori al 10% del patrimonio complessivo.
- Informazioni sull’orizzonte temporale: se l’orizzonte temporale dell’investimento supera i 10 anni, il gestore del fondo è tenuto a informare l’investitore.
Dove investono gli Eltif
Come suggerisce il nome, European Long Term Investments Funds, gli Eltif possono investire solo in aziende che richiedono capitale a lungo termine. Le aziende in cui si può investire sono società non quotate con una capitalizzazione di mercato fino a 500 milioni di euro. Gli investimenti possono essere fatti attraverso attività finanziarie, come azioni e prestiti all’azienda; o materiali, come immobili o investimenti in infrastrutture, quali aerei, navi, strade a pedaggio, centrali elettriche, fabbriche e reti di comunicazione. Il fondo può effettuare anche investimenti in altre attività immateriali, come brevetti o ricerca e sviluppo.
Come funziona la diversificazione dei fondi Eltif
Come già anticipato, i fondi Eltif sono strumenti di investimento abbastanza rischiosi. Per questo motivo l’oggetto dell’investimento sarà costituito:
- per il 70% da “attività ammissibili”, ovvero aziende non quotate con sede legale in Europa, con capitalizzazione di mercato inferiore ai 500 milioni di euro.
- per il 30% sarà invece la quota massima del capitale impiegabile in altre attività al fine di diversificare e diminuire il rischio. Gli strumenti con effetto leva, come i derivati, potranno essere utilizzati solo per operazioni strategiche di copertura, come protezione del capitale e vendita allo scoperto.
Chi gestisce un Eltif
Un Eltif può essere gestito solo ed esclusivamente da un FIA UE (Fondo d’Investimento Alternativo dell’Unione Europea), come fondi private equity, fondi immobiliari o hedge fund. Deve essere amministrato da un GEFIA UE (Gestore di Fondi d’Investimento Alternativi dell’Unione Europea) autorizzato dalla Direttiva UE n.61 del 2011.
Come comprare Eltif?
La distribuzione dei fondi Eltif è riservata a banche, broker e società di gestione patrimoniale, tutte figure autorizzate dai Regolamenti Europei. I fondi Eltif non possono quindi effettuare vendita al dettaglio direttamente alla clientela retail, sono obbligati a passare per un altro intermediario finanziario autorizzato.
Se si desidera investire in Eltif è strettamente consigliato leggere la brochure informativa (ogni fondo Eltif è tenuto ad averne una), che descrive in maniera dettagliata le caratteristiche del fondo, tra cui:
- Informazioni generali, tra cui la data di lancio del fondo, la valuta utilizzata, la forma giuridica del fondo, il Paese in cui il fondo risiede e il benchmark di riferimento. Altra cosa importante da consultare è l’orizzonte minimo di investimento consigliato, attraverso il quale l’investitore potrà capire se l’investimento è adatto o meno al proprio profilo.
- Dettagli identificativi, ovvero strumenti per identificare il fondo. Su tutti troviamo il Codice ISIN (International Securities Identification Number), codice univoco per identificare il fondo. Oltre a questo troviamo l’importo minimo di sottoscrizione, la valorizzazione, ovvero la frequenza con cui il valore netto del fondo viene calcolato e aggiornato, ad esempio annualmente.
- Composizione del portafoglio, per cui si vedrà la porzione di portafoglio dedicata all’azionario e all’obbligazionario e la leva finanziaria utilizzata.
- Composizione dei costi, in cui troveremo costi una tantum di ingresso o di uscita, costi di gestione e di performance.
Quali sono i rendimenti
Il rendimento di un fondo Eltif è strettamente correlato al mercato in cui opera il fondo stesso. Se il fondo investe in real estate, come ad esempio il fondo Eltif di Pictet “Pictet Real Estate Capital Elevation Core Plus”, ci si può aspettare rendimenti attorno al 10% annuo. Se il fondo investe più in generale nell’industria del Private Equity, come ad esempio il fondo Eltif di Amundi “Amundi Partners Investindustrial Private Equity”, potremo aspettarci rendimenti attorno al 10-15% annuo. Per quanto riguarda gli Eltif che investono in Venture Capital, invece, costola del Private Equity focalizzata su investimenti in startup, potrà portare rendimenti anche attorno al 20% annuo, essendo più rischioso investire in aziende più piccole rispetto a quelle più mature come accade nel mondo del Private Equity. Se il fondo investe invece in Private Debt, come ad esempio il fondo Eltif di Azimut “Azimut Private Debt Digital Lending IV”, i rendimenti saranno più bassi, attorno al 5%, dato che sostanzialmente si diventa “solo” creditori dell’azienda.
I benefici fiscali degli Eltif
Per gli investimenti in Eltif sono previste delle agevolazioni dal punto di vista fiscale, introdotte con un emendamento al Decreto Crescita del 2019 per gli investimenti effettuati a partire dal 2020. I benefici nello specifico riguardano:
- Esenzione fiscale sui redditi da capitale, per cui si evita l’aliquota ordinaria di tassazione del 26%.
- Deduzione IRPEF per persone fisiche pari al 30% della somma investita nel fondo Eltif. è anche prevista una deduzione IRES del 30% dell’investimento per le persone giuridiche.
L’esenzione spetta agli investitori che rispettano le seguenti condizioni:
- Detenzione delle quote di un fondo Eltif per almeno cinque anni
- Investimento non superiore a 150.000 euro l’anno e complessivamente non superiore a 1.500.000 euro
- Patrimonio raccolto dal gestore inferiore a 200.000 euro l’anno
- Almeno il 70% investito in imprese d’investimento “ammissibili”, nonché quelle non finanziarie stabilite in Italia, non quotate e con una market cap inferiore a 500 milioni di euro.
Qual è la differenza tra Eltif e PIR
Eltif e PIR (Piano Individuale di Risparmio) sono simili per alcuni versi, ma ci sono alcune differenze che è bene conoscere per evitare confusione tra i due strumenti.
- Natura del fondo. I PIR sono fondi a natura aperta, a differenza dei fondi Eltif. Questo dà la possibilità a chi investe in un PIR di essere rimborsato anticipatamente, cosa che non può avvenire con il fondo Eltif.
- Investimento minimo. Nei PIR non esiste una soglia minima di investimento a differenza dei fondi Eltif che richiedono un investimento minimo di 10.000 euro.
- Investimento massimo. Qui accade il contrario rispetto all’investimento minimo. Nei PIR è possibile investire solo fino a 40.000 euro all’anno per un totale di 200.000 euro, nei fondi Eltif invece non c’è un tetto massimo.
- Agevolazioni fiscali. Per il PIR, se si rispettano le regole (detenzione PIR di almeno 5 anni, tetto massimo di investimento di 40.000 euro annui, 70% del PIR investito in attività emesse da società italiane), c’è un’esenzione totale sulla tassazione sui redditi da capitale e del 100% sulle imposte di successione. Nei fondi Eltif non c’è esenzione sulle imposte di successione, in più c’è una deduzione IRPEF del 30% della somma investita nel fondo Eltif.
Eltif: vantaggi
Gli Eltif offrono numerosi vantaggi per gli investitori, contribuendo in modo significativo alla diversificazione del portafoglio. Infatti gli Eltif permettono agli investitori retail di partecipare in settori economici tradizionalmente inaccessibili per loro grazie alla loro struttura di portafoglio flessibile.
Con un investimento minimo di 10.000 euro e strutture di commissioni competitive, gli Eltif rappresentano un’opportunità interessante per chi cerca elevati rendimenti attraverso investimenti a lungo termine in attività illiquide.
Inoltre, i benefici fiscali per chi rispetta determinate regole (esenzione fiscale su redditi da capitale e deduzione IRPEF), rendono questi strumenti molto interessanti anche per investitori retail.
Eltif: rischi e limiti
Il rischio principale di un investitore che impiega il proprio capitale in un fondo Eltif è sicuramente l’orizzonte temporale, generalmente più lungo di un qualsiasi altro strumento sul mercato. Ogni fondo che presenta sulla brochure il proprio strumento Eltif, deve indicare il livello di rischiosità dello strumento su una scala da 1 (rischio basso) a 7 (rischio elevato). La classificazione viene fatta dagli intermediari finanziari autorizzati (banche, broker e società di gestione patrimoniale) che collocano lo strumento sul mercato. Per la valutazione da 1 a 7, si tiene conto della diversificazione del fondo, dell’industria in cui si investe, delle condizioni attuali del mercato, dell’esperienza del management del fondo e delle caratteristiche del prodotto.